Categoria: GayLife

Disco Inferno

Ah, le serate in discoteca. Musica ad alto volume, luci soffuse che si riflettono su corpi in movimento e quella costante aspettativa di divertimento e connessioni che ti fa sentire come se tutto fosse possibile. Ero entusiasta di vivere la mia prima esperienza in una discoteca gay dopo tanto tempo (facciamo 15 anni?), un luogo dove, in teoria, si celebrano libertà, inclusione e, perché no, qualche incontro interessante.  Ma, come la vita insegna… a volte le cose non vanno come pianificato. Entro per la mia prima volta al Flexo di Padova (durante la popolare serata Beardoc, che mi era piaciuta un sacco questa estate, al Pride Village), i bassi della musica elettronica già vibrano sotto i miei piedi. Lo spazio è piccolo, poco luminoso e già affollato. La prima cosa che mi colpisce è riconoscere alcuni volti familiari, ma non perché fossimo amici. Erano volti che avevo incontrato su varie app di incontri ed effettivamente mi faceva piacere vederli dal vivo.  Pensavo, ingenuamente, che questo avrebbe reso più facile rompere il ghiaccio, una specie di “hey, ci conosciamo già, o no?” Tuttavia, come da avvertimento del mio amico e accompagnatore, noto che nessuno di loro si avvicina a salutarmi. C’è solo una danza di sguardi rapidi, di quelle occhiate che durano un secondo in più del necessario, ma nulla di più. …

La vulnerabilità delle persone risolte

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Scoprire di essere gay è spesso descritto come un viaggio interiore che ci mette di fronte a chi siamo veramente. Per alcuni, questo viaggio è graduale, per altri arriva come un’improvvisa rivelazione. Indipendentemente dalla velocità o dal momento in cui si verifica, l’atto di riconoscere la propria sessualità segna l’inizio di un percorso che è tanto personale quanto universale. È un percorso che ci porta inevitabilmente a confrontarci con il mondo delle relazioni e dell’intimità, un mondo che, sebbene spesso celebrato nei media, è molto più complesso nella realtà. Quando ho fatto coming out con una mia amica, la sua risposta mi ha colpito profondamente. Mi ha detto: “Il mondo delle relazioni è difficile per tutti, ma non posso nemmeno immaginare quanto lo sia per una persona gay”. Quel commento ha risuonato dentro di me, non perché cercassi simpatia o comprensione, ma perché, in quelle poche parole, c’era una verità innegabile: l’essere parte della comunità LGBTQIA+ porta con sé sfide uniche. Queste sfide non riguardano solo il fatto di trovare un partner, ma anche il modo in cui ci approcciamo a noi stessi e agli altri, spesso con l’ombra delle incertezze che la società ci trasmette. Viviamo in una società che, nonostante i progressi, continua a imporre norme eteronormative e rigide aspettative su ciò che è considerato “normale” nelle relazioni. Per …

Se hai mai pensato di essere gay

If you ever felt gay read this

Ricordo bene quella notte, quella in cui compii 21 anni. Ero appena tornato a casa da una delle feste di compleanno più belle di sempre. Avevo organizzato una serata in discoteca con piscina. Non c’è bisogno di dirlo: prima di mezzanotte ero già finito in acqua con metà degli invitati, e i miei vestiti nuovi di Calvin Klein, che mia madre mi aveva regalato, erano completamente rovinati dall’eccessiva esposizione al cloro. Avevo caricato “Breathe” dei Télépopmusik sul mio lettore CD e, alle quattro di notte, mi ritrovai a riflettere sulla vita che scorreva, su quello che avevo fatto e su quello che volevo fare ed essere. Ricordo chiaramente una vocina, in fondo alla mia mente… una voce che non volevo ascoltare e alla quale mi dissi: “No, a questa cosa non darò mai spazio, non farà mai parte di me!”. Decisi di ignorarla, pensando che così sarei stato come tutti gli altri. In quel periodo frequentavo diverse ragazze all’università, ma sentivo che c’era qualcosa che non andava. Guardavo le persone intorno a me che iniziavano relazioni, si baciavano ed erano felici. Anch’io, all’inizio, mi sentivo bene, ma quando le cose cominciavano a diventare serie, fuggivo. Anzi, a dire il vero, scappavo proprio a gambe levate. Nella vita ho sempre avuto la strana sensazione di essere un po’ un osservatore. Vedevo gli …

Coming Out

coming out as a gay guy

Non credo di aver mai pensato all’intero processo di coming out finché non me lo sono trovato davanti, come una scadenza non dichiarata che incombeva sulla mia testa. La cosa buffa è che nessuno lo stava aspettando tranne me. L’avevo costruito nella mia mente come un momento enorme e sconvolgente, ma il mondo non aveva fretta che io lo dicessi. È questo il problema del coming out: sembra che debba essere un evento culminante, e a volte lo è, ma la maggior parte delle volte non è una festa o un grande annuncio. È una realizzazione tranquilla, più interiore che altro. Si parla molto della pressione del coming out, e sì, l’ho sentita anch’io. È un peso strano, come se ti portassi dietro un segreto che diventa sempre più pesante più a lungo lo tieni. Ma la verità è che nessuno te lo chiede. Non c’è un regolamento che dice che devi fare coming out a una certa età o dirlo a certe persone. Potete dirlo a tutti o a nessuno, ed entrambe le opzioni sono perfettamente valide. Quando ho fatto coming out per la prima volta, mi aspettavo che tutto sarebbe cambiato. Pensavo che sarebbe stato come attraversare una sorta di soglia invisibile dove improvvisamente tutto avrebbe avuto senso, dove la mia identità sarebbe stata pienamente realizzata, non solo per …

Ma Dove Sono Finiti i Single?

Same Sex Marriages, Same Sex Couple

Ovvero… Il Valore della Lealtà nella Comunità Gay: La Resistenza Mi sono sempre chiesto se nella comunità gay la lealtà avesse un significato diverso, o forse una risonanza più profonda, rispetto ad altre comunità. Poi, scorrendo l’ennesima app di incontri, mi sono imbattuto nell’ennesimo profilo di una coppia che cercava un “terzo” per aggiungere un po’ di pepe alla relazione. Negli ultimi tre mesi ben 7 coppie mi hanno proposto di “fare il terzo”, e improvvisamente, mentre guardavo la mia lista di messaggi invasa da coppie, ho iniziato a riflettere: Quando la lealtà è diventata un concetto a tre? Non fraintendetemi: non sono qui per giudicare. Le relazioni a tre, o “triadi”, sono legittime e felici per molti. Ma mi sono trovato a chiedermi se tutto questo non nascondesse una tendenza più profonda. Forse, in una comunità che ha spesso lottato per l’accettazione, la libertà sessuale e relazionale è diventata una sorta di rifugio sicuro. Ma questo significa che la lealtà – la vecchia, cara lealtà a due – è passata di moda? Siamo diventati tutti parte di un gioco in cui l’infedeltà è accettata, anzi, promossa? Che fine ha fatto il concetto di coppia monogama che molti di noi, per anni, hanno visto come il punto di arrivo ideale? O forse l’infedeltà non esiste più, se tutto è consensuale e …