La vulnerabilità delle persone risolte

Photo By Christian Sterck / Unsplash
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Scoprire di essere gay è spesso descritto come un viaggio interiore che ci mette di fronte a chi siamo veramente. Per alcuni, questo viaggio è graduale, per altri arriva come un’improvvisa rivelazione. Indipendentemente dalla velocità o dal momento in cui si verifica, l’atto di riconoscere la propria sessualità segna l’inizio di un percorso che è tanto personale quanto universale. È un percorso che ci porta inevitabilmente a confrontarci con il mondo delle relazioni e dell’intimità, un mondo che, sebbene spesso celebrato nei media, è molto più complesso nella realtà.

Quando ho fatto coming out con una mia amica, la sua risposta mi ha colpito profondamente. Mi ha detto: “Il mondo delle relazioni è difficile per tutti, ma non posso nemmeno immaginare quanto lo sia per una persona gay”. Quel commento ha risuonato dentro di me, non perché cercassi simpatia o comprensione, ma perché, in quelle poche parole, c’era una verità innegabile: l’essere parte della comunità LGBTQIA+ porta con sé sfide uniche. Queste sfide non riguardano solo il fatto di trovare un partner, ma anche il modo in cui ci approcciamo a noi stessi e agli altri, spesso con l’ombra delle incertezze che la società ci trasmette.

Viviamo in una società che, nonostante i progressi, continua a imporre norme eteronormative e rigide aspettative su ciò che è considerato “normale” nelle relazioni. Per chi è parte della comunità LGBTQIA+, questo significa spesso crescere in un contesto in cui il proprio desiderio di amore e intimità è considerato “diverso”, e a volte persino sbagliato. Anche se i tempi stanno cambiando, con una maggiore accettazione e rappresentazione, molti di noi sono ancora alle prese con il senso di colpa, la paura del rifiuto e la pressione di adattarsi a un mondo che non è sempre pronto ad accoglierci.

Questa pressione sociale si riflette inevitabilmente nelle nostre relazioni. Spesso, ci troviamo a navigare in un mondo che non ci ha insegnato come essere pienamente noi stessi nelle relazioni. Ci sentiamo frammentati, “rotti” dentro, con pezzi di noi stessi che cerchiamo di nascondere o che non abbiamo ancora imparato ad accettare. Il processo di guarigione, di scoperta e di costruzione di relazioni autentiche è per molti un viaggio lungo e doloroso, fatto di fallimenti, incomprensioni e cuori spezzati. Confesso che all’inizio non capivo coloro che nelle apps di incontri scrivevano “cerco una persona risolta”, ma proseguendo questo viaggio mi rendo conto sempre più di aver incontrato un sacco di persone “non risolte” che ancora non sapevano bene chi erano, che non avevano terminato il proprio percorso interiore e quindi si dichiaravano bisex anche quando chiaramente non lo erano, persone che vivevano una seconda vita e altri ancora che erano rimasti bloccati “nell’altra sponda”.

Le relazioni in generale sono complesse, indipendentemente dall’orientamento sessuale, ma quando si aggiunge il peso delle aspettative sociali e delle paure interiori, il carico diventa spesso insopportabile. È comune sentire dire che “l’amore è amore”, ma la realtà è che non tutte le esperienze d’amore sono uguali. L’amore tra due persone gay, per esempio, è spesso intriso di una lotta interna ed esterna. Da una parte, c’è il desiderio naturale di connessione e affetto, dall’altra c’è la paura del giudizio, del rifiuto e della violenza, che è stata parte integrante delle vite di molti membri della comunità.

In un certo senso, siamo tutti un po’ “rotti”, non solo come individui, ma anche come società. Le nostre relazioni, etero o omosessuali che siano, riflettono questa frattura, questa incapacità di capirci veramente. Ci avviciniamo l’un l’altro con aspettative irrealistiche, con cicatrici non guarite, e spesso con un’incapacità di comunicare apertamente i nostri bisogni e desideri. Nel mondo delle relazioni, la chiarezza e l’onestà sono fondamentali. Non solo per evitare malintesi o delusioni, ma anche perché, in un mondo che già soffoca la nostra esistenza, dovremmo essere i primi a garantirci la possibilità di relazioni autentiche e sane. Questo significa imparare a comunicare chiaramente, senza paura di esporre le nostre vulnerabilità o di affrontare i nostri errori.

Troppo spesso, per paura del rifiuto o del giudizio, ci tratteniamo dal dire ciò che sentiamo veramente. Facciamo compromessi con noi stessi, sperando che l’altro capisca, ma nella maggior parte dei casi, questa mancanza di chiarezza finisce per creare ferite ancora più profonde. Come mi ha detto la mia amica, in un mondo così difficile, dobbiamo essere sinceri non solo per evitare il karma negativo, ma perché è un nostro diritto vivere relazioni basate sulla fiducia e sulla comunicazione.

Le relazioni, come sappiamo, non sono mai perfette. Ci saranno sempre incomprensioni, errori e momenti di difficoltà. Ma ciò che fa la differenza non è la capacità di chiedere scusa, ma lo sforzo costante di esserci, di provare a riparare ciò che si è rotto, anche quando sembra impossibile. Spesso, pensiamo che basti dire “scusa” per lenire il dolore che abbiamo causato, ma la realtà è che, in un mondo di relazioni spezzate, solo la presenza costante e lo sforzo genuino di rimediare possono fare davvero la differenza.

Essere presenti significa fare un passo indietro, mettere da parte il proprio ego e affrontare la vergogna delle scelte sbagliate. Non è facile. È un processo che richiede coraggio e umiltà, ma è essenziale per costruire relazioni che durino. Non possiamo aspettarci che gli altri ci perdonino o dimentichino i nostri errori, ma possiamo dimostrare, attraverso le nostre azioni, che siamo disposti a fare di tutto per rimediare. Uno degli ostacoli più grandi nelle relazioni, specialmente nelle relazioni LGBTQIA+, è la vergogna. È un sentimento che molti di noi portano dentro fin dall’infanzia, quando ci siamo resi conto di essere “diversi” e abbiamo iniziato a nascondere parti di noi stessi per evitare di essere giudicati. Questa vergogna non scompare magicamente con il coming out. Spesso, rimane lì, silenziosa, pronta a riemergere ogni volta che ci sentiamo inadeguati o quando facciamo degli errori nelle relazioni.

Affrontare la vergogna richiede tempo e pazienza. Significa accettare che non siamo perfetti, che faremo degli errori, ma che ciò non ci rende meno degni di amore e rispetto. Significa anche imparare a perdonare noi stessi per le scelte sbagliate che abbiamo fatto e a lavorare costantemente per migliorare.

Scoprire di essere gay è solo l’inizio di un lungo viaggio. Un viaggio che ci porta a confrontarci non solo con noi stessi, ma anche con un mondo che spesso non è pronto ad accettarci. Ma è anche un viaggio che ci insegna l’importanza dell’amore, della comunicazione e dell’onestà.

In un mondo di relazioni spesso frammentate e spezzate, dobbiamo essere i primi a cercare di costruire connessioni autentiche e significative. Dobbiamo imparare a comunicare chiaramente, a metterci in gioco, e a rimediare ai nostri errori con impegno e umiltà. Solo così potremo sperare di trovare l’amore e la felicità che tutti meritiamo, indipendentemente da chi siamo o da chi amiamo.

Se siete arrivati fino a qui, avete capito che è dura, ed è per questo che dovete assicurarvi di essere gentili, specialmente con chi ha già lavorato parecchio su se stesso e ha le idee chiare. Comunicate sempre con sincerità perché è un attimo ferire qualcuno, specialmente quando ci sono di mezzo dinamiche fatte di baci, carezze e affetto reciproco.